The Katzing Project - english version
E’ con piacere che presentiamo i risultati dell’Esperimento Katzing, che in pochi mesi ha consentito di provare una nostra folle tesi: la possibilità di (ri)attribuire un senso alle parole tramite un accorto uso delle funzionalità di Google.
La Necessaria Premessa
Ebbene sì esimi Ricercatori nei mesi scorsi siete stati coinvolti in una delle cyber beffe più elaborate della Storia di questa prestigiosa Comunità: il Progetto Katzing.
Dopo aver imperversato su Twitter in ogni possibile sezione (Toptweet, Temi di Tendenza, , FollowFriday), dopo aver giocato a Klout a livelli sovrumani, dopo aver costretto persino Zuckerberg a riscrivere il codice di Facebook per fermare la “”… potevamo tralasciare il Padre Padrone di tutti gli Algoritmi? Potevamo dimenticarci di Google?
Giammai!
Già vedevamo orde di influencer con la bava alla bocca darci dei venduti, dei sicofanti, degli “Slave Over the Top” (la versione digitale dei “Servi dei Poteri Forti”)…
Così ci siamo dedicati ad una delle più grandi burle escogitata da questa Community.
Ma andiamo con ordine come di consueto...
La damnatio memoriae digitale
Lo scorso anno vi deliziai con un raccontino su un futuro, in cui un perfido Leader tramite un abile utilizzo della semantica delle Macchine, riusciva a manipolare la , procedendo alla riscrittura di passato, presente e futuro.
Quella fu una di quelle storie che mi rimase attaccata addosso.
Sollevò in me una serie di interrogativi molto profondi su come evolvere il Progetto.
Gilda35 ormai viveva di infiniti e vacui thread nei Gruppi Facebook e di sporadiche zingarate nei Temi di Tendenza di Twitter.
Mi annoiavo. E quando mi annoio è sempre un brutto segno.
Decisi di far saltare tutto, più e più volte. E' un classico test dell'underground di internet e in generale dell'arte dadaista: “distruzione creativa” intesa come quel processo, in cui prendere coscienza dei vicoli ciechi in cui ci si è chiusi. Verificare le reazioni alla rottura del giocattolo.
Purtroppo i Social Network non sono eterni. Se, come me, avete qualche anno di internet sulle spalle, ne avrete visti nascere e morire a dozzine. Il lavoro sui Social è sempre un lavoro che presto o tardi va buttato. I blog e i siti restano, le pinzillacchere che scriviamo, come “contadini digitali” presto o tardi svaniscono.
Man mano che procedevo nella mia opera di distruzione creativa mi rendevo conto di sempre maggiori cose che non andavano: Gilda35 stava venendo lentamente riscritta per fini che le erano estranei.
Probabilmente non era un processo consapevole, né effettuato in malafede, ma stava accadendo.
Raccogliere le lamentele sulla distruzione delle varie Cabine di Regia (dei Cluster, ossia versioni più limitate di una Community, fondamentalmente raccolti attorno a qualche elemento di interesse piuttosto che da veri e propri sodalizi) fu particolarmente istruttivo.
Ogni lamentela palesava un’attribuzione di senso… . Pareva quasi la realizzazione malata del Manifesto del Dadaismo Reloaded: Gilda35 come momento clou del Grande Mud Wrestling degli Influencer, Gilda35 come oggetto da monitorare a caccia di Hacker o presunti tale, Gilda35 come prossima start up in cui voglio esserci per smezzare dividendi, Gilda35 come l'anti questa o quella Community, Gilda35 come cannone da puntare contro blogger, influencer, gruppi, partiti da abbattere, Gilda35 come esaltazione del Leader Maximo Jovanz, Gilda35 come luogo in cui cercare grattini digitali e attenzioni, Gilda35 come strumento per pompare il proprio Klout, Gilda35 come “alibi dadaista” a proprie becere iniziative...
Odiavo tutto questo.
Così iniziai un percorso per capire: come si può riscrivere il senso di qualcosa nel digitale, e come è possibile difendersi da certe forme di riscrittura.
Ne è nato forse il mio più bel viaggio nell'informatica.
Damnatio Memoriae digitale
ONtro Esimi Ricercatori, in questi giorni mi hanno molto colpito due notizie tra loro apparentemente lontane, che tuttavia hanno suscitato in me alcune suggestioni fantastiche: da un lato il ...
https://gilda35.com/2012/03/16/damnatio-memoriae-digitale/
Fase Alfa
Nella Fase Alfa del progetto decisi le linee guida essenziali da seguire. Ovviamente non lo feci nel modo razionale che di seguito esporrò. Si trattò di intuizioni che mi ronzavano in testa, astratti furori, tensioni orgoniche, e tutto il corollario che precede le mie improvvisazioni jazzistiche.
Innanzitutto definii il processo di seguito evidenziato:
- Fase Alfa: definizione di processo e obiettivi.
-
Fase Beta: Preparazione dell’ecosistema linguistico computazionale.
- Fase Beta 1: Ridefinire il Grafo.
- Fase Beta 2: Ridefinire Gilda35.
- Fase Beta 3: Ridefinire Giovanni Scrofani.
- Fase Beta 4: Individuazione della Case History.
-
Fase Gold: Progetto Katzing.
- Fase Gold 1: Elaborazione di un (non)senso.
- Fase Gold 2: Verifica stato sulla Cloud del termine “Katzing”.
- Fase Gold 3: Ridefinire Katzing.
- Conclusioni e prospettive.
Obiettivo: dimostrare la possibilità di ridefinire il significato di un termine fino a stravolgerlo completamente rispetto al suo uso originario, utilizzando in modo accorto le funzionalità degli algoritmi dell'ecosistema di Google.
Di seguito lo sviluppo.
Fase Beta 1: Ridefinire il Grafo.
Una delle operazioni più difficili fu quella di ridefinire completamente il Grafo (la rete di legami forti e deboli), in cui si inseriva Gilda35: tagliare inesorabilmente quei legami, che portavano il progetto verso binari morti evolutivi , verso flame non costruttivi, verso insulsaggini, verso trappoloni.
Fu una bella operazione di pulizia, abbastanza faticosa, ma essenziale.
Per difendersi da una "riscrittura di senso", ma anche per potenziare il valore di quanto scriviamo è essenziale che il nostro ruolo di snodi nel grafo sia posto in posizione strategica.
Sembra una banalità, ma online, come nella vita reale, il valore lo danno le persone, con cui si spende tempo.
Altra importante operazione in questa fase fu quella di , in quanto affette da fenomeni di e partigianeria, estremamente inquinanti. Dedicavo quindi un po' di tempo, invece, a creare un , in cui sostanzialmente gestire in modo organico e ordinato i contributi.
Il risultato di questa operazione di riscrittura, è stato che ho contribuito a testi di carattere scientifico e partecipato come relatore a eventi di spessore culturale. Magari mi sarò perso qualche grattino digitale e qualche aperitivo, ma ne è valsa la pena...
Altro aspetto fondamentale fu quello di concentrare il brain storming in un continuo flusso di comunicazione con , , e , ribattezzato “Mente Collettiva”, che come vedremo darà sviluppi veramente sorprendenti.
Il grafo in cui si inseriscono le nostre attività online è l'ecosistema in cui attecchiscono le informazioni che immettiamo in Rete. Se non vogliamo che escano inquinate è essenziale che le relazioni forti del Grafo siano con persone che adottano una quotidiana ecologia della mente.
Fase Beta 2: Ridefinire Gilda35
Procedevo contestualmente a riscrivere Gilda35, restituendole centralità nel processo creativo.
Essenziale diventava quindi aggregare in Gilda35 la totalità dei temi precedentemente sviluppati su più piattaforme. A fianco dei tradizionali nonPOST, dovevo affiancare i meme e le risorse di content curation.
In più avevo la necessità che le informazioni di SEO di Gilda35 non fossero completamente in mano a CMS o Blogs “nonModerni” come in precedenza. L'occasione venne da un beta test che sviluppai con per Overblog.
Traslocai nel nuovo Gilda35 i vecchi nonPOST, i meme del fu Scemenziario e la content di Gilda35 LAB su Scoop.it.
Il risultato fu quello di trasformare Gilda35 in una sorta di cantiere permanente, consentendo possibilità di scrittura molto più vaste che in precedenza.
In pratica da un solo nonPOST potevano nascere numerose ulteriori informazioni veicolate da meme e content curation, che ne arricchivano ed estendevano i significati.
Grazie ad alcune dritte di , riuscivo peraltro a caratterizzare lato SEO Gilda35 come un blog di satira, nonché a legarlo alla mia authorship...
Gilda35 si poneva, così, come esperienza centrale nell’esperienza di fruizione della Comunità.
I risultati furono sorprendenti: sostanzialmente perdemmo fette di pubblico “casual” e guadagnammo livelli di coinvolgimento sorprendenti. Da ogni punto di vista avevamo “tassi di conversione” superiori a quelli di ogni piattaforma normalmente in uso, con utenti che trascorrevano un sacco di tempo sul sito scaricando immagini, facendo sharing, giocando con gli elementi che gli mettevamo a disposizione.
Dopo la pubblicazione dell'articolo ROI Con I Social Network? Parlano I Numeri... GAME OVER, di cose ne sono state scritte e discusse in vari gruppi di addetti ai lavori e in giro per la rete. Anche
Fase Beta 3: Ridefinire Giovanni Scrofani
Nel mentre ridefinivo i legami forti e deboli del mio grafo e ridefinivo il ruolo del sito, procedevo ad una complessiva ridefinizione del mio ruolo digitale.
Con Gilda35 avevo vissuto il grande passaggio da decenni di anonimato alla piena manifestazione della mia identità. Emotivamente non fu una passeggiata, ma nel magico mondo del web 2.0 fu quasi un passaggio obbligato, se volevo comprenderne le dinamiche.
Rapidamente dopo anni di onorato anonimato, mi trovai trasformato in un influencer. Come sapete stressai il concetto di "influencer da klout" fino a lasciarlo svuotato come una conchiglia morta. Così decisi di gettarmi anima e corpo nella nuova frontiera: la Influence Engine Optimization.
Google con l'integrazione tra Google Plus e la Authorship sta rendendo centrale nel proprio Motore di Ricerca il ruolo dell'identità di chi produce informazione.
Su questo versante ho proceduto quindi su due versanti...
Da un lato ho avviato una collaborazione con una testata online (Datamanager), realizzando una rubrica (Cinguettii), indicizzata anche lato sezione News di Google.
Ho quindi iniziato a lavorare sulla mia autorship lavorando sia lato Google Plus che ottimizzando post, meme e content curation al fine di ottenere un risultato di "scrittura organica". In pratica ogni racconto sui temi di tendenza del momento che sviluppavo in Cinguettii (indicizzazione SEO+Sezione Google News+Autorship Google), veniva poi ripreso nella sezione LAB (content curation di GIlda), nella sezione MEME (come contenuti visuali), infine integrato (spesso) in un nonPOST (indicizzazione SEO+Autorship Google).
Peraltro spostai la totalità della mia attività sui social in ambito indicizzato da Google. Iniziai ad utilizzare in modo costante Google Plus, che di per sé è già ottimamente indicizzato e collegai la totalità dei miei account social al Social Hub di Overblog, destinandoli al dominio giovanniscrofani.it. La totalità della mia produzione sui social era visibile, con azzeramento delle attività in aree chiuse/segrete.
Il risultato fu abbastanza inaspettato. Con zero cross posting, post sui social vicino ad emissioni zero, annientamento della partecipazione sui Gruppi Facebook, guadagnai una visibilità sui social media molto superiore a quanto fatto in precedenza… Fino al paradosso di diventare una “Twitstar” della sezione Notizie.
The Problem With Measuring Digital Influence
Editor's note: Michael Wu is the Principal Scientist of Analytics at Lithium. Social media is a required avenue for brands to engage their customers. However, social media engagement is primarily ...
http://techcrunch.com/2012/11/09/can-social-media-influence-really-be-measured/
Fase Beta 4: Individuazione della Case History
Insomma il terreno dopo sei mesi era decisamente pronto. Avevo ridefinito l’ecosistema in cui Gilda si muoveva a livello di significati e significanti, ridefinito la compagine societaria, ridefinito il ruolo mio e della Comunità nel Grafo.
Nel mentre facevo tutte queste cose metà del progetto si era realizzata: per difendersi da inopportune riscritture bisognava decidere bene i compagni di viaggio, fuggire dall’idiozia dei grandi numeri, andare al sodo, partire dal concetto che coi propri lettori bisogna essere sempre mortalmente onesti. Insomma difendersi era non solo semplice, ma anche vantaggioso.
Mi mancava solo un caso da studiare, per capire invece come riscrivere consapevolmente un senso.
Per quelle deliziose coincidenze da Teoria del Caos, che mi capitano di sovente, alcuni membri di questa Community, che lascerò anonimi data la delicatezza del tema trattato, mi sottoposero un caso estremamente interessante.
Una grossa realtà, che chiameremo ACME, aveva fatto ingenti investimenti in campo digitale, in particolare per una propria iniziativa particolarmente lodevole, che chiameremo PUCVA (progetto unicorni che vomitano arcobaleni), eppure aveva avuto solo ritorni negativi e svariate attenzioni informatiche indesiderate.
A tempo perso mi gettai nell’enigma e scoprii una cosa estremamente interessante.
Su Google a malapena era visibile il sito dell’ACME, peraltro le informazioni relative al PUCVA rimandavano solo ed esclusivamente a siti esterni soprattutto di detrattori. Peraltro per descrivere l’Iniziativa PUCVA le testate online avevano preso ad usare un altro termine MIMONGO, relativo a esperienze fallimentari di enti simili alla ACME.
Insomma toccavo con mano la possibilità di realizzare una damnatio memoriae digitale…
Fase Gold 1: Elaborazione di un (non)senso
Negli stessi giorni coi miei amici e Luca Spinelli discettavamo di varie teorie sull’inutilità degli sforzi umani, che riunivamo sotto il significativo nome di Katzing, ossia l'Engineering del Cazzeggio.
Nei quotidiani deliri linguistici coi miei amici il Katzing andava a connotarsi come due concetti assai seri e intercambiabili:
- da un lato andava a definire il concetto fisico di Entropia, ossia come il disordine, che quotidianamente viene prodotto dalle azioni umane;
- dall’altro andava a definire il concetto del “Vanitas vanitatum” del Libro di Qoelet, ossia del “vapore prodotto dal vapore” che nella mistica ebraica indica la vanità di ogni azione umana buona o cattiva di fronte agli insondabili misteri di Dio e della Morte.
Insomma il Katzing era un termine tipo “Nirvana”, o “Ubik”, o “Valis, o “Tao”, o “Noumeno” capace di identificare una visione pessimistica e totalizzante dell’essere umano. Negare che esista il Katzing è esso stesso produzione di Katzing, asserire che con i nostri atti produciamo Katzing è esso stesso produzione di Katzing. In pratica un piccolo enigma filosofico, o Koan, non risolvibile.
Insomma Katzing era un termine perfetto, che non appena veniva buttato in una conversazione veniva colto nella sua essenza.
Fase Gold 2: Verifica stato sulla Cloud del termine “Katzing”
Stabilito il (non)senso del Katzing mi gettavo nella Cloud per capire cosa indicasse normalmente questo termine.
Scoprii che indicava un’Agenzia Creativa: la Katzing Creative Ways di San Francisco proprietaria del sito Katzing.com…
WHO'S DOING MY WORK? Katzing is Susan Katz. So pardon me, while I slip into my first-person voice, because I tell the story best this way. I want you to know that at Katzing, you work with me. From
"EXPANDING YOUR PRESENCE " (sic!)
…indicava peraltro una ridente località in Austria…
…indicava una serie di professionisti ben presenti sui social e soprattutto su Linkedin…
Insomma Katzing appariva come un termine che da una toponomastica locale, si era incardinato come cognome di persone assai probabilmente oriunde della Mitteleuropa, fino a giungere nel magico mondo della Silicon Valley.
Un bersaglio molto interessante.
Fase Gold 3: Ridefinire Katzing
Ovviamente non posso raccontarvi tutti i segreti della riscrittura, perché memore di certe passate distorsioni, non vorrei armare le mani di Lamer incoscienti.
Con la Mente Collettiva stabilimmo dapprima i limiti dell’operazione:
- non creare un dominio dedicato a Katzing;
- non creare account social dedicati al nick Katzing;
- non creare Fanpage dedicate al Katzing;
- non inserire nel SEO di Gilda35 riferimenti a Katzing.
Operammo invece nelle seguenti direzioni:
- impiantare il termine nei temi di tendenza di Twitter e nelle ricerche Google Plus, stante l’ecosistema sano realizzato in fase Beta fu abbastanza facile, non venne percepito come spam e non causò reazioni di rigetto nelle Community esterne a Gilda35;
- sviluppare Katzing secondo lo schema di copywriting sopra descritto a incrocio di news-testo di approfondimento-meme-content curation;
- integrare in Gilda35 i contributi prodotti dalla Comunità sul tema (cosa facile data l’ecumenicità del tema);
- parlare di Katzing in piccoli cluster, cercando di smorzare sul nascere ogni utilizzo eterodosso del termine (le solite cose odiosette italiche tipo “Noi siamo bravi mentre tizio fa Katzing”);
- privilegiare nettamente il coinvolgimento su Google Plus e Twitter rispetto a Facebook.
Il resto è storia. In pratica operammo esattamente secondo una sorta di “Etica Digitale”, fummo diligenti e coscienziosi. Non agimmo da “contadini della cloud”, ma da pionieri. In certi frangenti comprendemmo cose sul funzionamento degli algoritmi di Google, che penso sfuggano anche ai loro autori. Come amo ripetere spesso:
Spesso tra gli addetti ai lavori si ripete a sproposito la roboante frase "Questo non è previsto dall'Algoritmo!" Cosa magari vera nella programmazione originaria del singolo algoritmo. Il problema è che gli Algoritmi si sono fatti sempre più complessi e non operano in uno spazio ideale privo di influenze, ma interagiscono allegramente tra di loro, generando risultati imprevedibili. Pertanto per comprendere appieno il funzionamento di un Algoritmo spesso gli esperimenti di Reverse Engineering, tipo i nostri coccolosi sabotaggi dadaisti, si rivelano particolarmente utili e illuminanti...
Il risultato dopo un solo mese di Katzing fu sorprendente: la prima pagina di Google su Katzing appariva completamente trasformata. I risultati provenienti da Gilda35 o da blog di membri di questa community riempivano ogni spazio. Katzing.com appariva a mezza classifica, la località di Katzing obliterata, i professionisti non pervenuti.
La ricerca per immagini pure restituiva un gioioso caleidoscopio di immagini prodotte da blogger di questa Comunità su propri siti, blog, account social.
Avevamo provato una tesi al mondo: Katzing era stato riscritto alla velocità della luce.
Conclusioni e prospettive
Concludendo miei esimi Ricercatori, con questo post chiudo il capitolo più bello finora delle nostre ricerche digitali. E’ stato un lungo anno in cui ho riflettuto profondamente sull’ecologia dei nostri comportamenti digitali, sulla necessità di depurare il nostro operato dagli agenti tossici della visibilità patologica.
Sono molto soddisfatto.
Ringrazio tutti voi, soprattutto gli amici della Mente Collettiva. Senza Renato, Blake, Aldo e Domenico tante cose non sarebbero state possibili. Non ho mai avuto amici migliori di questi e li ringrazio di cuore per il tanto lavoro fatto insieme.
Mi piace pensare a Katzing come a un cambiamento di prospettiva, come la fuga da una logica inquinante, aggressiva e vandalica della manifestazione del proprio dissenso e della propria personalità in Rete.
Non ti piace qualcosa? Bene: costruisci qualcosa di più bello, più creativo, più intelligente. , anzi ci costringono ad interrogarci su quale sia il potenziale intellettuale che possiamo realizzare
Vuoi migliorare la tua presenza in Rete? Bene: fai qualcosa di interessante. Basta spam, flame e puttanate. Non funzionano più.
Mentre eravamo distratti a misurarci il Klout, a comprare follower, a dopare siti… Google con il proprio ecosistema di algoritmi produceva uno strumento splendido per riplasmare il web visibile.
L’era del vandalismo digitale, forse, è finita. Esistono strade nuove: creare cultura nuova invece di abbattere cose brutte.
Adesso con la Mente Collettiva stiamo pensando a nuove sfide: ripensare integralmente le funzionalità di Gilda35, rendere il Katzing un memento perenne alle possibilità di trasformazione offerte dal web.
Katzing It is coming...
http://www.katzing.it/is-coming